«Io turbolenta in amore? Ho avuto solo 4 o 5 uomini. A Pozzecco ho salvato la vita»

L'ex pallavolista: ora insegno alle aziende a fare squadra
Flavio Vanetti
30 Agosto 2022

Pubblichiamo l’estratto dell’intervista a Maurizia Cacciatori sul Corriere della Sera, a cura di Flavio Vanetti. Per ROI Edizioni Maurizia Cacciatori ha scritto Senza rete, di cui lei dice “Qui c’è il mio profumo”.

Maurizia Cacciatori, con una donna non si dovrebbe mai parlare di età. Ma nel suo caso, nel 2023, è in arrivo una certa scadenza…

«I cinquant’anni, intendete? Non ci penso. Ho sempre dichiarato con serenità la mia età: non ho paura del tempo che passa, temo di più come lo seguo. Si avvicinino pure i 50: sono orgogliosa e realizzata. Con il volley ho smesso a 33 anni, la vita è fatta di cicli e io volevo una famiglia».

Ora è speaker motivazionale e parla alla platea delle aziende.

«La mia è la storia di chi ci prova, ci mette la faccia, cade e si rialza. Le aziende dovrebbero essere dei team straordinari: molte volte lo sono, tante no. Quindi affronto temi come leadership, valore del gruppo, gestione dei cambiamenti».

Lei ha detto: «Le coppe si vincono in allenamento».

«E si ritirano in gara. Quello che ho conquistato l’ho vinto giorno dopo giorno, partendo dal lunedì e meritandomi il posto in squadra».

Maurizia Cacciatori e Francesca Piccinini, simboli di un’era del volley. Chi è stata più iconica?

«Non saprei. Francesca ha giocato più a lungo di me, però io sono arrivata prima: l’ho vista diventare una donna. Ero una sorella maggiore? Sono stata una compagna che ha aiutato una giovane a inserirsi. Poi lei è stata straordinaria».

Mai uno screzio tra di voi?

«Mai, a parte le discussioni su qualche giocata: ciascuna aveva il suo mondo. Se dovessi indicare con chi non andavo d’accordo, farei una lista lunga. Ma la “Franci” non c’è. Ho avuto una compagna discreta e dai bei modi, mi è piaciuta come persona e ancora oggi ci sentiamo».

Francesca nel 2002 ha vinto un Mondiale dal quale lei è stata esclusa. Ha perdonato Marco Bonitta, il c. t. che non la volle?

«Ora lo ringrazio. Vedevo tutto con occhi diversi: andavo agli Europei, ai Mondiali, ai Giochi, mai ero in discussione. Quando fui lasciata a casa, in modo inatteso, ho capito che si è in equilibrio tra momenti esaltanti e cadute».

Le piacerebbe essere nella Nazionale di oggi?

«Poco. Primo: è il momento di queste ragazze, se lo godano. Secondo: penso alla famiglia e a quello che devo fare. Però invidio la palleggiatrice che alza per giocatrici di talento immenso».

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