Innovare davvero: l’antidoto di Alf Rehn a uno tsunami di chiacchiere e frasi ad effetto prive di significato

Perché l’innovazione è diventata qualcosa di ordinario e superficiale e cosa possiamo fare per rimediare. Sebastiano Zanolli legge il nuovo libro di Alf Rehn.
13 Dicembre 2019
Alf Rehn e Sebastiano Zanolli
Alf Rehn e Sebastiano Zanolli al Leadership Forum 2019 di Performance Strategies

La prima volta che al Professore Alf Rehn venne offerta la possibilità di parlare di innovazione, da parte di una grande società tecnologica statunitense, stava per rifiutare. Credeva che, pur con la sua esperienza, parlare a una platea di innovatori lo avrebbe messo a rischio di apparire superficiale; “passare per un cretino”, per dirla con le sue parole.

Dopo la prima giornata il risultato fu però diverso: andò tutto benissimo. Tutti sembravano in perfetta sintonia con i suoi discorsi, i suoi esempi, i suoi grafici.

Il secondo giorno, un po’ deluso, pensò di osare e fare allora qualcosa di completamente diverso.

Per ben venti minuti, parlò ai presenti utilizzando volutamente tutte le frasi fatte che girano nel campo dell’innovazione e che solitamente non significano niente. Anzi, fece di più: creò un discorso in cui tutte queste frasi e concetti si mescolavano in maniera paradossale e senza alcun senso compiuto.

“Dobbiamo disgregare la trasformazione e trasformare la disgregazione!”, “trovare gli spazi bianchi negli oceani blu”, “e per questo dovete essere quello schema fuori dal quale dovete pensare!”

Anche questa volta però, come forse il professore aveva previsto, non successe niente: tutti sembravano attenti, interessati e prendevano appunti.

Qualcuno addirittura, esortato dal professore, si offrì di sintetizzare quanto detto sin a quel momento. Salvo desistere sconsolato, qualche minuto dopo, rendendosi conto che non vi era alcun filo conduttore.

Fu lì che Alf Rehn ammise che il discorso era volutamente un cumulo di scemenze e che sarebbe rimasto davvero sorpreso se i suoi appunti avessero avuto anche solo un minimo di senso.

Il colpo di scena arrivò però dopo, con la risposta dei presenti: “Ma sembrano le stesse cose che dicono tutti gli altri.”

In questa divertente scena, che apre il libro Innovare davvero, è fotografata alla perfezione la situazione: “Prima, innovazione significava davvero qualcosa, ma oggi anche i più perspicaci si fanno ingannare dagli slogan roboanti, dagli atteggiamenti fini a se stessi e dalla verbosità. Il problema non è che i manager a cui ho fatto quel discorso fossero stupidi. È che si erano talmente abituati, come molti di noi, al linguaggio superficiale in tema d’innovazione, da non saper più distinguere nemmeno loro la parodia dalla realtà. Così come è diventato difficile dire quali aziende della Silicon Valley sono vere startup e quali sono imitazioni grottesche degne del canale televisivo Comedy Central, il coro di voci inneggianti che circonda oggi l’innovazione è pressoché indistinguibile dalle satire che la circondano.”

Il senso e lo scopo dell’innovazione

Innovare davvero, spiega perché l’innovazione è diventata qualcosa di ordinario e di superficiale e cosa possiamo fare per rimediare. All’interno del libro, manager, imprenditori e “innovatori seriali” (Alf Rehn credo approverebbe) potranno trovare e riconoscere come familiari tutte quelle insidie pronte a svuotare di senso e significato il cambiamento e su cosa invece puntare.

“Per avere successo, le aziende devono riflettere di meno sull’innovazione in generale e di più sullo scopo delle loro attività d’innovazione.”

La nostra società sta andando verso una profonda perdita di senso. Avviene nelle organizzazioni: solo il 15% dei dipendenti sono pienamente coinvolti nel proprio lavoro, mentre gli altri sono solo parzialmente coinvolti o totalmente distaccati. Avviene nelle nostre vite: la società liquida ha messo a dura prova le nostre esistenze, e “trovare senso e significato”, come ha osservato anche Yuval Noah Harari sembra essere la vera sfida del ventunesimo secolo.

In uno scenario di questo tipo, l’innovazione sembra non solo sottovalutare il problema ma insistere clamorosamente. Siamo bombardati da uno “tsunami di chiacchiere vuote sull’innovazione” ma anche da uno “tsunami” di cose nuove e prive di significato.

Di milioni di app sui nostri dispositivi, quante servono DAVVERO?

“Il CEO di Kellogg’s è arrivato addirittura a dichiarare che un nuovo gusto (al burro di arachidi) aggiunto alla gamma di Pop-Tarts, un prodotto che esisteva da oltre cinquant’anni, si doveva considerare un’innovazione.”

La strada da seguire è dunque quella di anteporre lo scopo, il senso e il significato alla volontà e tendenza di fare cose nuove.

Un buon esempio, come esposto nel libro, è “Bempu, un’azienda specializzata nell’assistenza sanitaria ai neonati che opera prevalentemente in India. Il suo prodotto più rappresentativo è un braccialetto elettronico a basso costo che monitora la temperatura corporea dei bebè nei loro primi mesi di vita. In realtà è un sistema di segnalazione precoce dell’ipotermia, che nel Terzo Mondo uccide migliaia di neonati e può compromettere lo sviluppo di quelli che sopravvivono.”

Pornografia

Il libro di Alf Rehn segna chiaramente la differenza tra chi scrive un libro per diventare famoso su un determinato argomento e chi scrive un libro su un argomento perché ha maturato una reale esperienza nel campo. Il libro di Alf Rehn rientra nel secondo caso e mina in modo dissacrante quanto efficace le inutili certezze di conferenzieri e pseudo guru, non soltanto del campo dell’innovazione.

Ho avuto la fortuna di incontrarlo di recente, in occasione del Leadership Forum di Performance Strategies, e di confrontarmi con lui su diverse tematiche, trovandomi quasi sempre d’accordo. Un punto che reputo fondamentale, che Rehn tratta parlando di innovazione, ma va ben oltre il campo ed è da allargare a tutto ciò che permea le nostre vite, è quello legato alla DENARRAZIONE.

La denarrazione è un concetto caro a Nassim Taleb. Un termine con il quale esorta le persone a “individuare la differenza tra il sensazionale e l’empirico”. Distinguere cioè il campo della pubblicità (e di molti libri) da quanto avviene nella vita reale.

Alf Rhen ha trovato un modo strepitoso per descrivere quanto avviene oggigiorno: siamo una società pornografica.

“La pornografia mira a raccontare storie semplificate e, appunto, ripulite, sul sesso. Questo perché nel mondo reale il sesso può essere una cosa molto complessa e complicata. Nel mondo reale le persone hanno inibizioni ed emicranie, per non parlare di impegni lavorativi pressanti e figli di cui prendersi cura. Nella pornografia non c’è nulla di tutto questo. In quel mondo fittizio tutti sono belli e tutto è bello. In altre parole, la pornografia è straordinariamente e meravigliosamente irrealistica. (…) Trattiamo spesso l’innovazione esattamente in questo modo: quasi tutti i casi proposti dalla letteratura sull’innovazione vengono presentati in uno stile tipicamente pornografico.”

Qualcuno ha un’idea geniale, la espone al capo, il capo apprezza e ne loda l’ingegno, le persone sono entusiaste di dare il loro contributo, il mercato apprezza.
L’innovazione è invece diversa.
La realtà è diversa.
La vita reale richiede saper denarrare.
E lo richiede anche “Innovare davvero”.

Pubblicato nel blog di Sebastiano Zanolli, La grande differenza

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