Un altro aspetto del nostro ambiente di lavoro riguarda il senso di possesso. Quando entriamo in uno spazio che sentiamo nostro si verifica una serie di cambiamenti psicologici e persino fisiologici. Questi effetti sono stati studiati per la prima volta nel contesto di studi sul vantaggio casalingo, il fenomeno per cui gli atleti tendono a vincere di più quando si trovano nel proprio stadio o nella propria struttura sportiva. Gli studi mostrano che, quando giocano in casa, le squadre sono più aggressive e i loro componenti (maschi e femmine) manifestano un più alto livello di testosterone, un ormone associato con l’espressone del dominio sociale. Ma il vantaggio casalingo non è limitato agli sport. I ricercatori hanno scoperto che le persone, quando occupano spazi che considerano di propria appartenenza, si sentono più fiduciose e capaci. Inoltre sono più efficienti e produttive, più concentrate, più inclini a perseguire i propri interessi con energia.
Benjamin Meagher dell’Hope College del Michigan ha un’idea intrigante per spiegare questo fenomeno: il luogo in cui ci troviamo ci aiuta a pensare. La sua ricerca indica che i nostri processi mentali e percettivi operano in modo più efficace quando agiamo “in casa”, con una minore necessità di un faticoso autocontrollo. Meagher ipotizza che la mente funzioni meglio perché non deve fare tutto il lavoro, ma riceve un assist dalla struttura incorporata nell’ambiente, una struttura che contiene informazioni utili, facilita comportamenti e routine efficaci e limita gli impulsi improduttivi. La nostra cognizione è distribuita in tutto l’ambiente, spiega Meagher.
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