Tu puoi farlo. Ce la farai. Il mantra assume un ritmo a ogni respiro, attraverso i movimenti delle dita dei piedi e le rotazioni delle spalle. Il corpo si riscalda, si scioglie. La mente si rafforza. Lo spirito sta raggiungendo il suo necessario, indomabile livello.
Io e Bonnie, in silenzio nella stanza austera in stile comunista dell’Hotel Acuario, ci dedichiamo ai nostri rituali. Stendo una coperta sul pavimento. Rotazioni del collo, allungamenti dei tendini, torsioni del tronco. Bevo qualche bicchiere d’acqua tra un esercizio e l’altro. L’accappatoio è pronto, gli occhialini in una tasca e la cuffia nell’altra. Eppure continuo a controllare che siano lì, in modo nevrotico, più e più volte. La tuta è appesa a un gancio accanto all’accappatoio. Sento arrivare una sensazione surreale. Sono iperconsapevole delle molecole di ossigeno che viaggiano con ogni lunga boccata d’aria fino alla base del plesso solare, poi dell’anidride carbonica che risale verso le labbra. Le pieghe dell’accappatoio, che rivelano la scritta “Fearless Nyad” sulla schiena, appaiono come un milione di fili di pile e cotone che non avevo mai notato prima. L’acqua fresca mi scorre in gola come se scendesse una goccia dopo l’altra. La voce di Bonnie, a intervalli di pochi minuti, è costante, bassa, mentre mi aggiorna. Monosillabi. Non c’è bisogno di parlare. È stato detto tutto. Siamo pronti.

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