Lo stesso vale per la nostra immaginazione e per il nostro sguardo sulle storie che ci circondano. Solo che, mentre le nostre capacità sensoriali generalmente non superano una certa soglia (anzi, tutt’al più si logorano e calano con l’età), la nostra immaginazione è potenzialmente illimitata.
Prendete due scrittori e metteteli di fronte a un albero. Probabilmente i loro occhi e le loro mani vedranno e sentiranno gli stessi colori e le stesse forme per cui sono stati programmati. La ruvidità del tronco e le sue tonalità di marrone. La consistenza delle foglie e la dominante verde scuro.
Ma il loro sguardo su quell’albero potrebbe portarli a vederlo in modi completamente diversi. Uno dei due, magari, non gli darà nessuna importanza e guarderà oltre. L’altro invece resterà lì, perché ci ha intravisto un intero universo. Comincerà a girarci intorno, osservandolo centimetro per centimetro e chiedendosi quanti anni o decenni abbia. Scoprirà che sul tronco c’è della resina, e avvicinandosi alla corteccia noterà, qua e là, delle macchie verdi di muschio che gli sembreranno isole o città. Poi vedrà una colonia di formiche, e resterà lì per ore a osservarle muoversi su e giù, come se la forza di gravità non le riguardasse minimamente. Da quanto tempo abitano su quel tronco? Hanno combattuto guerre con altre specie di formiche, per conquistarlo? Quanto tempo fa? Anni? Decenni? Secoli? Hanno anche loro una regina, come le api? Hanno più regine contemporaneamente? Se così fosse, saranno in guerra fra di loro, come i clan che nel Quattrocento hanno insanguinato le pianure scozzesi sotto il cielo grigio di Harlaw?
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Pablo Trincia
Un viaggio intimo nell'arte di raccontare
Se scavi nel passato, trovi il futuro. Perché le memorie di una storia hanno tutte un archivio, siamo noi a dover assemblare il tutto in un insieme coerente e ordinato, con grande pazienza e intuito.