Mia nonna era appena venuta a mancare. Il peso della sua scomparsa mi gravava al centro del petto come una nota cupa e persistente. Dovevo dare voce al suono della famiglia che si raccoglieva intorno al suo ricordo. Il suono di generazioni che comunicavano attraverso la memoria di rumori quotidiani. Recuperai una radio Minerva antidiluviana e cominciai a smanettarci e a percuoterla per cavarne ogni suono possibile. Poi registrai le voci dei miei nipoti, mescolai il tutto in una centrifuga sonora fatta di scaglie di vita impazzite e la chiamai Fragmento. Comporre musica attraverso i suoni dimenticati o ignorati mi restituì anni di vita. Ero di nuovo in pieno fermento creativo. Me stessa.

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