Sebastiano Zanolli

Reagire all’imprevisto

Quando il 14 aprile 1970 un serbatoio pieno di ossigeno liquido all’interno della navicella spaziale Apollo 13 si ruppe, gli ingegneri e tecnici del Kennedy Space Center non persero tempo a entrare in azione.

Ripartenza
A questo punto, serve stilare un piano per riportare il proprio progetto professionale in carreggiata e iniziare ad agire. Teniamo conto che esiste inoltre un sottoprodotto importante del processo di risposta alle catastrofi: l’apprendimento. L’ultima parte del processo, infatti, dovrebbe essere l’analisi della risposta che abbiamo dato per capire cosa non ha funzionato, come si è verificato l’evento e come è possibile migliorare la qualità della nostra risposta ai danni imprevisti. In tutto ciò ho due raccomandazioni: una utile nel caso tu sia già di fronte alla catastrofe, l’altra se invece ne sei ancora fuori. La prima è quella di non prenderti troppo tempo per pensare e di darti una buona dose di urgenza e pressione. Non perdere tempo è fondamentale, proprio come al Pronto Soccorso, e quindi in casi in cui ci sia molto in gioco è più importante eseguire un buon piano piuttosto che impiegare troppo tempo per provare a crearne uno perfetto. Perdere tempo per essere perfetti può costare molto in questi casi. La seconda ha a che fare con il denaro e le relazioni. L’imprevedibile è imprevedibile e non si discute, ma avere un gruzzolo da parte aiuta quasi sempre. Il denaro è una forma di energia cristallizzata e solidificata da sciogliere e usare quando serve. Raramente è meglio non avere soldi piuttosto che averne. Questa è una di quelle azioni che si possono fare a prescindere dalla imprevedibilità delle situazioni. Si chiama risparmio o, più esattamente, fondo di emergenza. Attenzione: non dovrebbe essere un piano di accumulo a lungo termine per comprare casa o auto o qualsiasi altra spesa consistente La finalità di questo fondo è quella appunto di fare fronte agli imprevisti, e quindi non dovrebbe mai essere utilizzato per comprare qualcosa né a breve né a lungo termine. È un cubo di ghiaccio nel freezer da fare sciogliere per salvarsi solo quando non ci siano alternative. Da una ricerca Ipsos-Acri di ottobre 2018, emerge che solo il 78% degli italiani potrebbe far fronte a una spesa imprevista di 1.000 euro. Mentre il 36% potrebbe affrontare un’emergenza da 10.000 euro. Lascio a te le considerazioni, perché in questi campi sono molto soggettive. Tieni conto che il denaro può essere tramutato in molte altre energie, per questo è utile in casi imprevisti. Dico in molte, ma non in tutte. Amore, amicizia, affetto, compassione, comprensione per esempio non si comprano. Sarebbe bene avere fatto degli investimenti anche in questi campi. Anche le relazioni possono dare il loro ritorno quando serve, seppure offrano minori garanzie del denaro. Le relazioni possono finire o possono durare, ma in ogni caso l’unica maniera per saperlo è coltivarle. Quando arriva l’imprevedibile, parenti e amici sono una rete fenomenale per gestire lo stress e la pressione.
Quando ci accorgiamo di avere dimenticato di essere buoni giardinieri del nostro orto affettivo è di solito tardi. Dissapori, liti, odi, indifferenze creano il deserto attorno e quando sei nel deserto la catastrofe diventa ancora più insopportabile e inaffrontabile. L’atteggiamento con il quale decidiamo di partecipare al grande gioco sociale determinerà il tipo di rete di salvataggio che si attiverà se e quando sarà il momento. È più una questione basata sul tipo di persone che scegliamo di essere nei confronti degli altri che non gli altri in sé stessi. L’investimento è più legato al nostro comportamento verso gli altri che non a che tipo di persone gli altri siano.
Essere la versione migliore di noi con gli altri, regalare amore, comprensione, compassione e dolcezza incondizionate non ha nulla a che fare con il modo in cui sono gli altri, ma è il modo migliore per accumulare le energie che il denaro non può comprare.

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