Dove lavorerete e per quanto tempo. Il rituale deve prevedere una sede specifica per gli sforzi lavorativi. La sede potrebbe essere semplicemente il vostro ufficio abituale con la porta chiusa e la scrivania sgombra (un mio collega ama apporre un cartello “Non disturbare”, in stile hotel, alla porta del proprio studio, quando affronta un argomento difficile). Se è possibile individuare una sede che utilizzerete solo per lavorare con la massima concentrazione – per esempio, una sala riunioni oppure una biblioteca silenziosa – l’effetto positivo sarà ancora più potente. (Se lavorate in un ufficio open space, la necessità di trovare un luogo in cui ritirarvi per lavorare concentrati diventa particolarmente importante.) A prescindere da dove lavorate, assicuratevi di inquadrare in una specifica cornice temporale la sessione per offrire a voi stessi una sfida ben chiara invece di una faticata indefinita.

Come lavorerete. Il rituale ha bisogno di regole e procedimenti perché gli sforzi siano inquadrati in una struttura. Per esempio, potreste istituire il divieto di utilizzare Internet oppure mantenere un’unità di misura come il numero di parole scritte in un intervallo di venti minuti per affinare la concentrazione. Senza questa struttura dovrete più volte chiedervi che cosa dovreste fare e non fare durante le sessioni e continuare a cercare di stabilire se state lavorando davvero seriamente, con un inutile consumo della vostra riserva di forza di volontà.

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