La persona davanti a noi è appassionata di ciò di cui sta parlando? Questo è un indizio che possiamo usare per cominciare a costruire un rapporto. Il rapporto comincia a svilupparsi quando la controparte comincia a sentirsi a proprio agio in nostra presenza e prende a parlare più a lungo e riguardo a questioni personali, correlate a ciò che gli sta accadendo. Più avanti, quando parleremo della capacità di ascolto attivo, vi fornirò alcune strategie su come sviluppare un rapporto più facilmente. Naturalmente occorre rendersi conto che la comunicazione non è solo verbale. Talvolta la parte non verbale di una conversazione è quella che contiene la chiave per la corretta interpretazione di ciò che sta realmente accadendo. Una persona potrebbe dirci che sta bene, ma i suoi gesti e il suo linguaggio corporeo contraddicono quelle parole. Fate attenzione alle espressioni del viso e ai gesti delle mani.

Considerate quanto gli italiani usano le proprie mani quando parlano, ad esempio: gli stranieri che visitano l’Italia spesso fanno fatica a capire la comunicazione non verbale che è parte del linguaggio e della cultura italiani, e che può essere cruciale per la comprensione. Una volta sono stato a Foligno, in provincia di Perugia, a circa due ore e mezza di treno da Roma. Ero lì per incontrare il mio amico Marcello. Arrivai col treno, ma dalla stazione non sapevo dove andare. Cercando di trovare l’indirizzo, fermai un uomo per strada. Portava due grosse borse della spesa, una per mano. Avevo l’indirizzo del mio amico scritto su un pezzo di carta, e glielo mostrai. Con la mia conoscenza molto limitata della lingua italiana, cercai di trasmettere a gesti e con l’espressione del mio viso la necessità di indicazioni. Lui fece cenno di aver capito. Mise giù una borsa della spesa, e poi l’altra. Mi guardò, sollevò le mani, scrollò le spalle e gesticolando mi fece capire che non conosceva l’indirizzo del mio amico. Non gli fu necessario dire una singola parola. I gesti delle mani furono fondamentali per il processo di comunicazione. Io gli risposi annuendo, gli sorrisi e lo ringraziai comunque, mettendogli una mano sulla spalla e dicendo “Grazie”. Lui annuì e sorrise a sua volta.

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