Gli utenti provavano spesso frustrazione a causa delle incomprensioni o della loro incapacità di cogliere appieno le richieste più ricche di sfumature. Di conseguenza, gli assistenti virtuali basati su AI venivano percepiti più come gadget privi della profondità e dell’adattabilità necessarie ai fini di una collaborazione simile a quella umana. Ripensando a quell’epoca, nel corso di un’intervista al Financial Times, il ceo di Microsoft Satya Nadella ha descritto la prima ondata di assistenti vocali come “stupidi come sassi”.
Nel frattempo, dopo il 2010 sono venute alla luce varie tecnologie. Un esempio degno di nota è l’architettura dei trasformatori nel campo dei Large Language Model (llm, modelli linguistici di grandi dimensioni), che ha migliorato significativamente il modo in cui le macchine sono in grado di comprendere e imitare il linguaggio umano. Questo passo in avanti ha ampliato gli orizzonti di ciò che le macchine possono fare e ha aperto la strada a una nuova generazione di assistenti virtuali basati su ai in grado di prendere parte a un dialogo uomo-ai fluido.
Il paradigma dell’AI generativa: le macchine come collaboratori
Il lancio di ChatGPT da parte di OpenAI, nel novembre 2022, ha segnato un punto di svolta verso una nuova era di collaborazione tra uomo e AI. In passato, le comunicazioni con gli assistenti basati su AI non avevano nulla a che vedere con quelle tra persone. Grazie a un’interfaccia conversazionale, ChatGPT permette di gestire conversazioni molto più fluide e più simili a quelle umane.
Questo ha cambiato le regole del gioco. All’improvviso tutti sono diventati programmatori, pur non avendo alcuna competenza in fatto di programmazione.