Il paradigma di transizione: le macchine come assistenti
L’introduzione dei sistemi di AI ha dato vita a dibattiti sui modi più efficaci per integrare le nuove tecnologie con le attività umane all’interno delle organizzazioni. I manager hanno assegnato determinati compiti alle macchine intelligenti, sfruttandone l’efficienza e la potenza di analisi, mentre altre mansioni, che richiedevano le capacità e la creatività umane, sono rimaste di loro competenza. Tuttavia, il rapporto tra esseri umani e macchine era nettamente distinto, con compiti separati e complementari, piuttosto che dare vita a una fusione. Sebbene le macchine stessero diventando più intelligenti, non erano ancora pronte a diventare partner collaborativi.
Dal 2010 in poi, il modo in cui gli esseri umani interagivano con le macchine ha iniziato a cambiare grazie all’introduzione degli assistenti virtuali basati su AI. Un po’ alla volta le macchine hanno iniziato a interagire con gli uomini con un linguaggio naturale rispondendo a richieste semplici.
Gli assistenti virtuali che sfruttano l’elaborazione del linguaggio naturale, come Siri di Apple (lanciato nel 2011), Cortana di Microsoft e Alexa di Amazon (entrambi del 2014) o l’Assistente di Google (lanciato nel 2016), hanno dimostrato la capacità di interagire con gli esseri umani. Tuttavia, queste versioni di assistenti basati su AI presentavano dei limiti. La loro capacità di comprendere ed elaborare il linguaggio umano era ancora in fase di sviluppo, e di conseguenza le interazioni risultavano spesso limitate.
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Elisa Farri e Gabriele Rosani
L’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro
Comprendere le opportunità dell’intelligenza artificiale, e saperla sfruttare nel modo migliore è importante per riuscire a incrementare e trasformare il modo di lavorare e di conseguenza migliorare i risultati.