Sebastiano Zanolli

Imparare a "so-stare" nel conflitto

Non portatore di caos ma terreno fertile per l'innovazione: bisogna riscoprire la natura positiva del conflitto per poter imparare a "litigare bene", tanto nella vita personale quanto in azienda.

Norming: La terza fase è quella della “normalizzazione”. I componenti del team hanno imparato a conoscersi meglio e i conflitti hanno fatto emergere, nel bene o nel male, pregi e difetti di ognuno. Proprio come succede in una coppia che ha affrontato e condiviso un momento difficile, in questa fase iniziano a emergere complicità e intimità. Non significa di certo che tutto sia stato risolto, ma dopo la tempesta le persone hanno raggiunto un tacito accordo, un punto di incontro in cui vengono tollerati reciproci difetti. Il pericolo è, tuttavia, dietro l’angolo: avere superato un conflitto e raggiunto l’intimità potrebbe far sì che molti inizino a evitare di esprimere le proprie idee. Il motivo? Schivare nuovi conflitti, mossi dalla percezione che significherebbe fare un passo indietro e
rompere l’armonia appena conquistata.

Performing: Questa è la fase di maturità dei team. Qui, appianati i conflitti e stabilite le gerarchie, il gruppo si concentra sugli obiettivi comuni. È la fase in cui le persone “fanno squadra” e si cerca di mettere il proprio ego e narcisismo a tacere, in vista di un risultato comune e più grande. È un momento magico, ma non perenne, sempre messo a rischio da possibili nuove tensioni e dalla possibilità di fare uno o più passi indietro.

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