La seconda, troppo spesso data per scontata, era dare ascolto, per la prima volta, anche ai papà, figure fondamentali nella crescita dei figli, che sempre di più vogliono e possono sostituirsi alle mamme, guadagnandosi sul campo il diritto a giorni di congedo di paternità retribuiti pari a quelli delle loro compagne.
Terzo, la sfida forse più sottile di tutte: far sì che padri e madri potessero essere figure presenti nei passaggi fondamentali della crescita di un figlio, che fosse per una recita di Natale a scuola o nei delicati giorni dell’inserimento all’asilo. Non c’è niente di peggio dell’essere costretti a vivere i momenti destinati ai ricordi più belli attraverso le foto scattate da qualcun altro, perché quel giorno papà o mamma non potevano proprio assentarsi dal lavoro. Sono ancora convinta che quell’assenza non tolga nulla all’azienda e, anzi, che il senso di gratitudine finisca perfino per aumentare l’attaccamento al proprio lavoro e le performance aziendali. Non lo dico solo io, ci sono centinaia di studi che dimostrano quanto un piccolo sforzo di comprensione si amplifichi a dismisura, trasformandosi in sentimenti di riconoscenza e soddisfazione.