Non è ancora chiaro se questa trasformazione aiuterà il genere umano oppure ne causerà il declino. In effetti, ci sarebbe d’aiuto renderci conto della straordinaria responsabilità associata all’assunzione di questo nuovo ruolo. Gli dei degli antichi popoli, come Shiva o Geova, erano sia costruttori sia distruttori. L’universo esiste in virtù del precario equilibrio tra la loro misericordia e la loro ira. Il mondo in cui viviamo oggi oscilla tra il bel giardino e l’arido deserto che, per i nostri impulsi contrari, finiremo per realizzare. È probabile che prevalga il deserto, qualora si ignori il potenziale di distruzione insito nella nostra “amministrazione” e, soprattutto, se continueremo ad abusare ciecamente di quei poteri che abbiamo “appena” conquistato.

Sebbene nessuno sia in grado di prevedere gli eventuali esiti della creatività, del tentativo di imporre i nostri desideri alla realtà, del fatto di incarnare la principale forma di potere che decide il destino di ogni forma di vita sul pianeta, almeno possiamo cercare di identificare meglio tale forza e come funziona. Poiché il nostro futuro, nel bene e nel male, è ormai strettamente associato alla creatività degli esseri umani, l’esito sarà determinato, in gran parte, dai nostri sogni e dal nostro impegno per realizzarli.

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