Dopamina tiranna. Troppo piacere fa male

La studiosa Anna Lembke avverte: il cervello si è evoluto per evitare il dolore ma ci siamo assuefatti agli stimoli opposti. Ce lo dice la dipendenza da social, videogame e simili. Una via d'uscita però esiste ed è la noia consapevole.
7 Febbraio 2022

Il primo passo per affrontare una dipendenza è vederla: è difficile però riconoscere nel consumo compulsivo di social media o smartphone un problema. Spesso la persona che controlla decine di volte l’email sembra interessante: forse aspetta una risposta importante o fa un lavoro che conta. Come possiamo capire se invece si tratta di una dipendenza?
L’uso eccessivo delle tecnologie digitali è spesso equilibrato al fatto di essere impegnati o richiesti. Anche quando è davvero così, la maggior parte di noi passa comunque più tempo del necessario sui dispositivi. Tra i segnali in grado di indicarci che stiamo andando alla deriva c’è l’abitudine di usare lo smartphone non solo per periodi più lunghi del previsto ma anche in circostanze diverse da quelle attese, soprattutto quando mettiamo a rischio al salute nostra o altrui, come quando guidiamo. Un altro indicatore è la perdita di attenzione rispetto ad attività che prima ci davano gioia. Infine, il meccanismo di tolleranza e astinenza: facciamo attenzione se ci accorgiamo che abbiamo bisogno di una maggiore quantità della nostra “droga” preferita o di forme più potenti per ottenere lo stesso effetto e se interrompendo il consumo sperimentiamo i sintomi universali di astinenza. Ansia, irritabilità, insonnia, depressione e desiderio irrefrenabile.

Il consumo compulsivo occupa il tempo libero: videogiochi, serate con il telefonino in mano sul divano. Lei racconta anche dipendenze da lettura di libri rosa e consiglia di fare più spazio al vuoto. Perché il niente dovrebbe farci bene? Non è una rinuncia?
Propongo di imparare a sperimentare la noia con consapevolezza: ci permette di considerare novità inesplorate, di recuperare interessi che abbiamo abbandonato, di essere pienamente nel momento presente, anche se è poco confortevole. Staccare la spina ci consente di avere pensieri originali. Se stiamo sempre e solo reagendo agli stimoli esterni, non diamo al nostro cervello l’opportunità di andare a zonzo, attività cruciale per la nostra creatività.

Leggi l’intervista completa su La Lettura

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